Collezione permanente

Il Museo Carlo Bilotti è un museo di arte contemporanea della città di Roma. Ha sede nell'”Aranciera” di Villa Borghese ed ospita dipinti, sculture e acquerelli della collezione donata dall’imprenditore e collezionista italoamericano Carlo Bilotti, che comprende opere di Giorgio De Chirico, dipinti di Gino Severini, Andy Warhol e Larry Rivers e una scultura di Giacomo Manzù. Il museo fa parte del sistema dei “Musei in Comune” e del progetto “Parco dei musei” di Villa Borghese.

Da Caracalla al Colosseo

Una passeggiata nella Città Eterna sospesa tra storia e leggenda. Si inizia dalle Terme di Caracalla, straordinaria testimonianza della grandiosità che secondo gli imperatori era adeguata al loro potere. Inaugurate nel 217 d.C. da Antonino Caracalla, da cui presero il nome, potevano ospitare fino a 1600 persone in bagni di acque calde e fredde ed erano complete di ogni comfort.
A seguire una sosta nel verde di Villa Celimontana, la struttura rinascimentale all’interno del Parco del Celio
La scoperta della città archeologica ci porta, poi, nel grande palazzo costruito da Nerone dopo l’incendio che devastò Roma nel 64 d. C.: la Domus Aurea.
Una volta nella Capitale è naturalmente d’obbligo la visita al Colosseo, mastodontica struttura da sempre ritenuta indistruttibile. Il popolo romano, infatti, è convinto che “finché dura il Colosseo anche Roma durerà.” E’ interessante sapere che da qualche anno il Colosseo viene illuminato ogni volta che una pena capitale viene sospesa.

Luoghi greci a Roma

Via della Greca, via dei Greci e Antico Caffè Greco. Tre suggestivi luoghi romani che, già nel nome, testimoniano l’esistenza di rapporti fra due culture.
Il primo toponimo, la via si trova nel rione Ripa a due passi dal Circo Massimo in prossimità del Tevere, ricorda che nella zona si venne costituendo una comunità di esuli greci, denominata “Schola Greca”, in fuga dalle persecuzioni della iconoclastia sotto Leone III Isaurico.
Il nucleo dei fuggitivi risultò talmente numeroso che l’intera corrispondente sponda del Tevere si chiamò “Ripa greca”. Lo scopo primario delle “scholae” era quello di assicurare l’ospitalità ai pellegrini della propria nazione; si trattava di quartieri protetti da gruppi armati.
Superata la via, si arriva in Piazza Bocca della Verità, corrispondente al Foro Boario dei romani, dove avvenivano le contrattazioni di bestiame; sulla destra appare la chiesa di Santa Maria in Cosmedin.
La chiesa è sorta, nel VI secolo, sulle rovine dell’ara massima di Ercole, incorporandone anche l’aula porticata. Il luogo di culto passò in uso ai Greci sfuggiti alle persecuzioni di Costantino V Copronimo (774-780).
Costoro attribuirono alla chiesa l’appellativo di Kosmidion (ossia adornato) per le splendida decorazioni dell’interno e contribuirono all’incremento dei Greci attivi nel commercio sulla riva del Tevere. Oltre all’appellativo Kosmidion, un ricordo marmoreo greco – una mano benedicente alla greca, cioè con il pollice unito all’anulare – è visibile sotto l’architrave della chiesa.
Il campanile romanico, a sette piani con bifore e trifore, è tra i più eleganti della città. Nel portico, a sinistra, si può vedere la celebre Bocca della Verità, qui collocata nel 1632: grande maschera di marmo, aveva funzione di chiusino della Cloaca e sembianze di divinità fluviale.
Il mascherone era collegato ad una ben conosciuta leggenda medievale: i bugiardi che introducono la mano nella bocca escono monchi. Chiunque, a questo punto, ricorda immediatamente una famosa scena del film “Vacanze romane”.
L’interno della chiesa suggestivo e severo, a tre navate, si presenta nelle forme del secolo VIII, con aggiunte del secolo XII; è diviso da pilastri e da diciotto colonne romane con capitelli antichi e medievali. Il presbiterio conserva un bel baldacchino gotico (1294) e un altare formato da una antico pezzo lavorato di granito rosso (1123). Il pavimento della chiesa è opera dei Cosmati.
Nella sagrestia viene conservato il frammento di un pregevole mosaico a fondo oro (inizi secolo VIII) proveniente da San Pietro e raffigurante L’Epifania. Rivolgendosi al sacrestano è possibile visitare la cripta, scavata nelle fondamenta dell’aula pagana.
Di fronte a Santa Maria in Cosmedin, sullo spazio erboso, si trovano i due templi di Portunus, comunemente denominato Tempio della Fortuna Virile, e di Ercole.
Spostiamoci ora nel rione Campo Marzio. Via dei Greci unisce il Corso con via del Babuino. Qui venne fondato da papa Gregorio XIII, nel gennaio 1576, il Collegio Greco – “pro Graecis ex Grascia et ex aliis provincia ubi reperiuntur” per offrire ai giovani sacerdoti greci la scuole perdute a causa della caduta di Costantinopoli e il crollo dell’impero Bizantino.
In realtà, il pontefice sperava di poter riportare i cristiani, appartenenti alla Chiesa Cattolica, dispersi per l’Oriente.
Il papa stesso volle che fosse consentito l’antico rito nella Chiesa, come testimonianza di unione fra la Chiesa Greca e la Chiesa Latina. A capo del Collegio fu posto un patronato di quattro cardinali.
Al Collegio Greco doveva essere collegata una Chiesa, iniziata su disegno di Giacomo della Porta nel 1580. La consacrazione della Chiesa avvenne nel 1583, il 2 maggio, giorno di Sant’Atanasio, cui è dedicata.
La prima messa fu letta dal papa, secondo il rito greco. Il Collegio e la Chiesa furono uniti con un cavalcavia che corre sopra via dei Greci. La facciata, laterizia, è a timpano; su di essa sono poste delle lastre di marmo con iscrizioni dedicatorie in lingua latina e in lingua greca.
Caratteristici sono i due campanili: molto eleganti, sono simili a quelli della SS. Trinità dei Monti. Sono formati da loggiati sormontati da timpani e decorati con capitelli corinzi.
Sul campanile di sinistra si può osservare un orologio offerto dal papa Clemente XIV (1771). L’interno è formato da una navata abbastanza corta, ai cui lati si aprono due profonde cappelle che, innestandosi al corpo che finisce con tre absidi semicircolari sporgenti, creano un ambiente recante una soluzione a tricora rara per Roma, ma diffusa in Oriente.
Attualmente, il Collegio Greco funziona come collegio per seminaristi provenienti da tutto il mondo. La chiesa è aperta tutte le domeniche alle ore 10.30, per la funzione religiosa nel rito bizantino in lingua greca. Il giorno 2 maggio ricorre la festa di Sant’Atanasio, che viene celebrata con grande solennità.
La nostra passeggiata può concludersi con una piacevole visita e la degustazione di un eccellente espresso, nella elegante e animata da negozi di fama internazionale via Condotti, all’Antico Caffè Greco. Il locale, edificato vicino Piazza di Spagna, viene considerato fra i più antichi della città: la sua apertura risale al 1760, ad opera di un certo Nicola di Madalena caffettiere, levantino. Di certo, il Caffè Greco può rivendicare, in maniera incontestabile, il fatto di avere conservato, nella continuità della propria esistenza, delle caratteristiche di atmosfera e di arredo che danno subito la sensazione dell’antico.
Durante il XIX secolo, il locale godette di un successo ineguagliato, in particolar modo come luogo d’incontro di artisti e viaggiatori stranieri, anche grazie alla vicinanza con Piazza di Spagna, divenuta centro internazionale dell’arte.
Gli artisti gravitano fra via Margutta e via Sistina, la piazza vedeva la crescita alberghiera. Il passaggio di questo mondo internazionale nelle salette interne del caffè cominciò a lasciare delle testimonianze: sulle pareti comparvero quadretti, stampe, disegni, scritte varie. Aumentando negli anni, queste testimonianze rappresentano una delle più affascinanti attrattive del Caffè Greco.
Per chi oggi visita il locale, altrettanto significativa risulta la visione delle opere decorative del pittore Ippolito Caffi (1837): paesaggi romani e paesaggi veneziani. Nel corso degli anni il Caffè Greco – che nel 1953 si è visto attribuire, unico tra i caffè romani, il “vincolo” di interesse storico, previsto per la “tutela delle cose di interesse artistico storico” – è divenuto un luogo di culto. Un locale che ha partecipato, attivamente, ai più significativi movimenti artistici, in ambito anche internazionale, dell’800 e del 900.

Le Macchine e gli Dei

La Centrale Montemartini era una centrale termoelettrica sulla via Ostiense a Roma. A seguito della sua dismissione come impianto di produzione di energia elettrica è oggi adibita a museo facente parte del sistema museale di Roma Capitale denominato Musei in Comune. Ospita circa 400 statue romane, già esposte ai Musei capitolini o recuperate dai ricchissimi depositi comunali, insieme a epigrafi e mosaici, in una straordinaria ambientazione di archeologia industriale.

San Carlo alle Quattro Fontane

Sulla cima del colle Quirinale è possibile ammirare uno dei massimi capolavori architettonici del Barocco romano realizzato da uno dei più straordinari architetti dell’epoca: Francesco Borromini. Tutto ebbe inizio con il desiderio della comunità dei Padri Trinitari Spagnoli di effettuare un degno restauro della loro chiesa, una piccola cappella dedicata alla Ss. Trinità e a San Carlo Borromeo, posta tra l’antica via Pia (oggi via del Quirinale) e l’asse della strada Felice (oggi via delle Quattro Fontane).

Claudio Imperatore

Vi guiderò alla scoperta della vita e dell’operato dell’imperatore romano Claudio (10 a.C.-54 d.C.), discusso membro della famiglia giulio-claudia, divenuto ‘‘imperatore per caso’’ secondo lo storico romano Svetonio. Attraverso una focalizzazione su diverse opere chiave, il percorso enfatizza in particolare i documenti che permettono di comprendere da un lato il suo carattere e l’orientamento politico e amministrativo e, dall’altro, il difficile rapporto con i membri della famiglia imperiale e le mogli Messalina e Agrippina. Il tour proposto consente di comprendere in maniera coerente la reale dimensione storica del periodo, liberandosi dai frequenti clichè che caratterizzano la ricostruzione antica e moderna della vita di tale protagonista dell’antichità classica.